L’introduzione della coltivazione del castagno in Galizia è legata all’arrivo delle legioni romane nel I secolo d.C., ai tempi dell’imperatore Augusto. I castagneti si diffusero considerevolmente portando a una modifica del paesaggio galiziano. La caduta dell’Impero, segnò l’inizio di un periodo di declino della loro gestione che durò fino alla “Reconquista”, che si concluse alla fine del XV secolo con la definitiva cacciata dalla penisola iberica dei governi moreschi.
Il castagno si diffuse parallelamente all’espansione della vigna sulle terre che venivano riconquistate. In questo periodo, la coltivazione del castagno raggiunse il suo apice anche grazie all’obbligo di destinare i pendii delle colline ai vigneti e le parti superiori ai castagni, per la produzione di legname. Ci sono numerosi documenti nei monasteri degli ordini benedettini e cistercensi sulla coltivazione del castagno, in particolare a Celanova nelle terre di A Limia, Verín e Ramirás.
In Galizia, il castagno conobbe una forte espansione dunque nei secoli XVI e XVII, dando luogo alla comparsa di numerose varietà autoctone adattate agli ambienti di montagna. A partire dal XVII secolo, le castagne furono commercializzate attraverso una rete di mercati e fiere che si diffuse in tutta Europa. Nonostante le minacce dei patogeni, oggi i castagneti mantengono una presenza importante nelle regioni interne, zone in cui le condizioni naturali sono meno favorevoli allo sviluppo di patologie.
L’importanza dei castagneti si riflette nella toponomastica e antroponomastica galiziana, ma anche nei vari studi sul paesaggio agrario galiziano, tra cui l’opera di Abel Bouhier (1973) "La Galizia. Saggio geografico di analisi e d’interpretazione di un vecchio complesso agricolo". Tra i riferimenti bibliografici, Alexandre Dumas nel suo romanzo “Ricordi del viaggio da Parigi a Cadice” (1847), scrisse: "La Francia è nota per i suoi tartufi, la Castiglia per le sue olive, la Catalogna per le sue prugne e la Galizia per le sue castagne".
Nonostante l’abbondanza di riferimenti storici esistenti sull’antichità di questa coltura in Galizia, la prova inconfutabile di questo fatto è l’esistenza di numerosi castagni antichissimi. Questi esemplari sono una testimonianza dell’importanza che questa specie ha avuto nel corso della storia, nello sviluppo economico e culturale. Esempi sono i castagni di Catasós o il castagno di Verea, a Ourense, con nove tronchi che crescono da un ceppo di 10 metri. Nella parrocchia di San Cristovo de Armariz, nel comune di Nogueira de Ramuín, c’è un castagno con una circonferenza di 16 m. quindi ultrasecolare.
A novembre, è famoso il festival del Magosto di Ourense. Il Magosto è una celebrazione festiva che rappresenta il cambiamento del ciclo agricolo. È una festa religiosa dove le castagne e il vino simboleggiano la morte e la vita.
Le castagne locali, dall’epicarpo fine, marrone chiaro e lucido, episperma sottile, che si separa facilmente quando si sbuccia la castagna e sapore dolce, consistenza soda e non squamosa, hanno rappresentato nel tempo un alimento essenziale nella cucina galiziana di montagna. Si consumavano arrostite, cotte, in brodo o con il latte.
Torna all'archivio >