La varietà Pellegrina appartiene alla specie Castanea sativa, della famiglia delle Fagaceae. È un albero che può raggiungere più di 30 metri di altezza. Le sue foglie sono molto riconoscibili, grandi, ovoidali, fortemente costolate e dentate. A partire da marzo, inizia la fioritura degli amenti.
I terreni scistosi delle Cévennes ospitano una trentina di varietà tradizionali di castagne, tra cui le Barbue, le Belle Epine, le Burnette, le Coutinelle, le Dauphine e le Figarette. Tra queste, la Pellegrine sono le più emblematiche e rappresentative. Le scarse precipitazioni rendono molto difficile piantare varietà ibride di castagne, ma le varietà tradizionali sono ben adattate alle condizioni climatiche delle Cévennes.
La castagna Pellegrina è coltivata principalmente nella zona delle Cévennes di Lozère e a Lugannais, una piccola zona del Gard. È di piccole dimensioni e ha una forma oblunga, che misura da 2 a 4 cm, con piccolo ciuffo sull’estremità.
Le caratteristiche organolettiche delle castagne Pellegrine sono il sapore dolce e intenso e la persistenza in bocca. Le castagne fresche e secche possono avere un odore di caramello o di pane caldo. L’essiccatura rilascia invece un aroma di noce.
La castagna Pellegrina viene venduta fresca sui mercati locali, come alla fiera della castagna a Saint-Germain-de-Calberte, a novembre. Queste varietà non vengono esportate all’estero: la loro produzione è molto inferiore alla domanda. Essiccata nelle tradizionali “clèdes”, la castagna può essere anche venduta sotto forma di farina per fare dolci.
I castagneti sono sempre stati un simbolo identitario in questo territorio. A partire dal XI secolo, si svilupparono i primi castagneti nelle Cévennes, che sostituirono le faggete ed i querceti. Le castagne erano una parte quotidiana della dieta dell’epoca. Tuttavia, dopo il 1300, il territorio fu segnato da variazioni climatiche, epidemie di peste e guerre, che portarono a una forte recessione demografica ed a un parziale abbandono dei castagneti. In seguito, nel XVI secolo, la forte crescita della popolazione delle Cévennes portò ad una estensione dei castagneti. Il castagneto divenne così la principale risorsa alimentare del paese, che contribuì alla resistenza delle Cévennes durante i periodi di conflitto, in particolare nella guerra dei Camisardi. L’anno 1709 rimarrà nella memoria delle Cévennes, poiché una gelata molto forte rovinò i castagneti, causando una forte carestia.
Fu verso la metà del XIX secolo che l’espansione dei castagneti raggiunse il suo apice. Gli abitanti delle Cévennes piantarono alberi, diversificando le varietà per adattarle al meglio al clima. I produttori praticavano spesso forme di agricoltura complementari alla castanicoltura, come l’allevamento di greggi di pecore che pascolavano sotto i castagni dopo il raccolto. All’inizio del XX secolo, la comparsa di malattie, lo sfruttamento dei tannini estratti dal legno e l’esodo verso le città, causarono un forte declino del castagneto. Molti proprietari lasciarono le Cévennes vendendo i castagneti ad aziende per la fabbricazione di tannini. Rapidamente i frutteti furono così trasformati in boschi cedui.
Oggi, il cambiamento climatico sta minacciando i castagneti delle Cévennes. I forti stress idrici non solo influenzano la produzione, ma mettono a rischio anche la sopravvivenza stessa dell’albero. Il secondo fattore di minaccia riguarda le malattie e i parassiti del castagno: la malattia dell’inchiostro, il cancro della corteccia, il coleottero patogeno Balaninus elephas ed il patogeno galligeno Dryocosmus kuriphilus.
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