Carthagène, Cartagena
La Cartagène è un vino liquoroso dolce tipico della Linguadoca. Esiste nelle versioni rosso, rosé, bianco e dorato, a seconda del mosto di uve locali impiegato per prepararlo. La ricetta tradizionale prevede di unire dai 4 ai 7 volumi di mosto a 1 volume di alcool a 94°, che serve a fermare la fermentazione. Ne risulta una mistella il cui grado alcolico oscilla di norma tra i 16° e i 18°. Attualmente vengono utilizzati dei mosti freschi arricchiti con distillati ricavati dalle stesse uve (quelle dell’anno precedente). Le proporzioni vengono decise in funzione del grado alcolico del mosto al momento della correzione. In un secondo tempo la mistella viene filtrata e imbottigliata. Bevanda dal gusto pieno e fruttato, viene sorbita fresca, come aperitivo, e sprigiona allora delle note di frutta in composta, prugne e noci.
Gli scavi archeologici condotti nei pressi di Marsiglia, Montpellier e Béziers hanno mostrato che in quelle regioni la coltivazione della vigna risale all’Antichità. La conquista romana della Gallia narbonense nel II secolo a.C. ha portato con sé l’impianto e la proliferazione di vigne. L’avvento dei vini liquorosi (nel senso di vini corretti con distillati) è un fenomeno più tardo. Secondo Dion, nel 1646 Jean Eon avrebbe scritto che quella tipologia di vino era stata introdotta dagli olandesi, che la apprezzavano particolarmente. Tra le altre cose, aveva il vantaggio di sopportare il trasporto meglio del vino. La Cartagène propriamente detta è citata per la prima volta solo nel XIX secolo dal poeta provenzale Frédéric Mistral, che dice di sorseggiarla fumando la pipa. Il nome della bevanda, secondo alcuni, deriverebbe dal verbo “cartager”, che indica la quarta vangatura della vigna, ma è più probabile che si riferisca invece alla proporzione tra gli ingredienti (quattro parti di mosto per una di liquore).
L’area di produzione è piuttosto estesa, e va dalla Linguadoca alle Basses Cévennes (Gard, Hérault, Aude). Il volume annuo di prodotto, per contro, risulta relativamente modesto, nonostante l’impegno profuso da alcuni produttori interessati a diversificare la loro proposta abbia suscitato un rinnovato interesse. Come da tradizione, la sua produzione e il suo consumo nell’aperitivo all’occitana rimangono un affare di famiglia, anche se la dittatura del pastis ha purtroppo soppiantato un gran numero di bevande alcoliche tradizionali destinate all’aperitivo, tra cui la Cartagène.
L'implantation de la vigne remonterait à l'Antiquité selon des fouilles qui ont été faites près de Marseille, Montpellier et Béziers. La conquête de la région de la Narbonnaise par les Romains au 2ème avant J-C. entérine l'implantation et le développement de la vigne. Les vins de liqueur (renforcé avec de l'eau-de-vie) arrivent plus tardivement. En 1646 Jean Eon aurait écrit selon Dion que ces vins doux nous proviennent des Hollandais, qui en étaient gourmands ; ils avaient aussi l'avantage de bien se prêter au transport. La première mention de la cartagène à proprement parler apparait au 19ème siècle, chez le poète provençal Frédéric Mistral qui dit la siroter en fumant sa pipe. Cette boisson tirerait son nom de l'action de labourer de la vigne pour la 4ème fois (“cartager”) ou, de manière plus vraisemblable, aux proportions de sa composition (quatre parties de moût pour une de liqueur).
La zone de production assez large s'étend du Languedoc aux Basses Cévennes (Gard, Hérault, Aude). La production de cette boisson est relativement faible bien qu'elle ait connu un regain d'intérêt grâce à la volonté de certains producteurs de se diversifier. Sa tradition de production reste une affaire familiale, tout comme sa consommation dans un apéritif à l'occitane. La dictature du pastis a malheureusement supplanté nombre d’alcools apéritifs traditionnels occitans tels que la cartagène.