Il cardamomo fece la sua comparsa in Guatemala all’inizio del XIX secolo. Introdotto da un giovane tedesco, Oscar Kloeffer, per aromatizzare le medicine, ben presto si diffuse in gran parte del paese.
Il cardamomo si presenta come una serie di piccoli semi scuri racchiusi in baccelli verdi di forma triangolare. L’aroma è agrodolce, simile a quello del limone.
Una delle zone in cui la sua coltivazione si è radicata maggiormente è il municipio di Ixcán, nella regione del Quiché, abitato da indigeni di cinque etnie: i Q’eqchì, Q’anjob’al, Mam, Kichè e Ladinos, dedite prevalentemente all’agricoltura.
La diffusione della produzione di cardamomo ha avuto un grande sviluppo nella zona soprattutto negli anni a cavallo del XXI secolo, quando i prezzi di vendita erano decisamente elevati, data la grande domanda internazionale (Stati Uniti, Europa e soprattutto i paesi arabi). Tuttavia, la contrazione del mercato dell’ultimo decennio ha determinato una riduzione drastica dei prezzi con inevitabili conseguenze a livello economico e sociale per la popolazione locale.
Il cardamomo di Ixcán è prodotto da 130 famiglie riunite in Asipoi (Asociación Integral de Productores Orgánicos de Ixcán). Oggi, la coltivazione di questo cardamomo d’eccellenza copre circa il 30% dell’area agricola e coinvolge poco meno del 50% della popolazione contadina di Ixcán, costretta a vendere il proprio prodotto al prezzo di costo nonostante la sua elevata qualità.
La raccolta avviene manualmente circa tre volte all’anno, in ottobre, novembre e dicembre. Il cardamomo di Ixcán viene essiccato per circa 24 ore e poi venduto come polvere, grani o semi.
Si usa come aroma, per cucinare o produrre bevande. Ha proprietà antisettiche, facilita la digestione ed è considerato un antidoto contro i disturbi della vecchiaia. Il cardamomo è anche utilizzato tradizionalmente nel "café de olla" guatemalteco servito in tazze di coccio oppure come un chewing gum.
Nel 2007 Slow Food ha avviato un Presidio sul cardamomo di Ixcán.
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