Capulí

Arca del Gusto
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ll Capulì (Prunus serotina var. salicifolia), chiamato in passato ussun è un albero da frutto particolarmente diffuso nelle Americhe, soprattutto nel sud.
Il botanico Acosta Solís, assieme a quanto affermano anche degli studi archeologici ed etnolinguisitici, sostiene che l’origine della pianta sia andina. Un altro filone di studi sostiene che l’origine sia invece dell’Amercia centrale ed esistono anche teorie differenti sulla diffusione tra questi due territori.

L’albero del capulì cresceva abbondante, soprattutto nella zona di Quito e nei suoi dintorni rappresentando la vegetazione principale della foresta andina; dagli anni Settanta ad oggi la sua presenza si sta sempre più riducendo a causa dell’introduzione di altra vegetazione.
L’albero può raggiungere i 10 metri di altezza e i frutti si presentano come grappoli molto simile all’uva, di colore nero brillante, marrone o viola. L’albero cresce nelle valli caratterizzate da climi temperati e preferisce i suoli sabbiosi e un clima più secco, come nelle zone di Guayllabamba, Malchingui, Perucho o Tumbaco. La raccolta più abbondante viene fatta da febbraio a marzo.
Nonostante il capulì e l’albero siano diffusi nella Sierra andina, ad oggi è sempre più difficile trovarlo nei mercati locali poiché è stato sostituito dalle amarene o dalle ciliegie importate da altri paesi. Infatti, il capulì assomiglia molto all’amarena soprattutto per come si presenta: tondo e lucido e di colore viola scuro tendente al nero. La pelle è molto sottile ma abbastanza resistente; la polpa del frutto è molto succosa. Lo sciroppo che si ottiene dal Capulì è un rimedio tradizionale per alleviare i problemi respiratori.
La maggior parte dei capulì viene mangiato come fosse della frutta fresca, ma si può anche conservare o trasformare in marmellata, vino oppure succhi.Il Capulì viene chiamato “murmuntu” oppure “ussum” nella lingua quechua. Nella provincia di Pichincha il declino produttivo del capulí è causato perché si usa e commercializza maggiormente il suo legno di ottima qualità.

Il capulì può essere mangiato fresco, ma si utilizza anche per preparare delle marmellate o si trasforma in bevanda alcolica fermentata simile al vino; viene anche usato per farcire i tamales e realizzare dei dolci. Una delle preparazioni più diffusa e rappresentativa è il Jucho che si mangia nei mesi di raccolta (febbraio e marzo): si tratta di un piatto a base di capulí, “arroz de cebada”, panela, pera e pesca.
Un dolce tradizionale delle comunità andine è il puchaperro: una bevanda dolce ottenuta dalla fermentazione dell’avena a cui vengono aggiunti pezzi di capulì e cannella che si prepara nel periodo di Carnevale.

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Territorio

NazioneEcuador
Regione

Carchi

Pichincha

Altre informazioni

Categorie

Frutta fresca, secca e derivati

Segnalato da:Chunying Liao, Karina Bautista, Ada de Miguel Valencia Gallegos