Specie domestiche

Accanto alle piante e agli animali selvatici, esistono le piante domesticate dall’uomo, le razze da latte e da carne selezionate dall’uomo. Con la domesticazione la natura diventa qualcosa di familiare, casalingo, controllato dall’uomo (domus = casa).
Domesticare non significa solo piantare un seme o domare un animale, ma significa selezionare e, quindi, cambiare progressivamente quel seme e quell’animale affinché si adatti meglio al territorio.
Secondo la Fao il 75% delle varietà vegetali domestiche è perso, irrimediabilmente. Negli Stati Uniti si arriva al 95%. Oggi il 60% dell’alimentazione mondiale si basa su 3 cereali: grano, riso e mais. Non sulle migliaia di varietà di riso selezionate dagli agricoltori che un tempo si coltivavano in India e Cina. O sulle migliaia di varietà di mais che si coltivavano in Messico. Ma su pochissimi ibridi selezionati e venduti agli agricoltori da una manciata di multinazionali.
La prima intuizione di Slow Food è stata questa: occuparsi di biodiversità domestica, detta anche agrobiodiversità. Quindi, non solo il panda o la foca monaca, ma anche il pollo guascone, la pecora di Kempen. Non solo le stelle alpine, ma anche la lenticchia di Ustica.