Prodotti spontanei

E’ possibile segnalare un prodotto spontaneo?

Sì, ma solo se legato a tecniche tradizionali (di raccolta, pesca, trasformazione…).
Slow Food, infatti, si occupa di biodiversità intesa non solo come germoplasma (o materiale genetico), ma anche e soprattutto come cultura (territorio, saper fare, tecniche tradizionali).

Esistono prodotti spontanei legati a tecniche complesse, come il riso manoomin (Stati Uniti), che viene raccolto con le piroghe, essiccato, affumicato, o come il caffè selvatico di Harenna (Etiopia), che viene essiccato al sole e tostato. E altri legati a tecniche più semplici, come il radicc di mont (Italia), raccolto in montagna e messo sott’olio extravergine. Spesso i prodotti spontanei hanno uso alimentare, ma anche cosmetico e medicinale.

Preservare prodotti spontanei significa tutelare il sapere che le comunità stesse si tramandano per preservare l’ecosistema in cui tali nascono e vivono tali prodotti (la foresta, la montagna, gli ecosistemi lagunari…).

Nel mondo animale, la famiglia dei selvatici più numerosa è rappresentata dai pesci. Anche in questi casi, è possibile segnalare una tipologia di pesce, se legata a una tecnica tradizionale di pesca o di conservazione (salagione, essiccazione, affumicatura, ecc.).

L’Arca del Gusto segnala l’esistenza di questi prodotti, denuncia il rischio che possano scomparire e invita tutti a fare qualcosa per salvaguardarli.
A volte serve comprarli e mangiarli, ma nel caso di alcuni prodotti selvatici (quelli a grave rischio di estinzione, come il salmone), è meglio mangiarne meno o non mangiarli affatto, per tutelarli e favorirne la riproduzione.