Nelle Marche, il Presidio del mosciolo selvatico di Portonovo compie dieci anni. Nato nel dicembre 2004, il Presidio tutela le cozze selvagge degli scogli sommersi della costa del Conero e, con esse, la baia verde della Riserva.
«Nel complesso, l’andamento della pesca è rimasto buono», ha spiegato Franco Frezzotti, responsabile del Presidio. «Negli ultimi anni abbiamo potuto vedere addirittura un naturale incremento della pesca, non favorito dall’aumento del numero di barche o delle giornate di pesca. È invece ormai consolidata l’assenza della piccola pesca integrativa (sogliole, pannocchie, mugelle, spigole, astici), presente fino a qualche anno fa, ma ora scomparsa del tutto. Il rischio di estinzione del mosciolo resta comunque ben presente: c’è ancora molto da fare per la sua salvaguardia e per il mantenimento della tradizionale pesca professionale».
A questo proposito, il Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente (Disva) dell’Università Politecnica delle Marche, in collaborazione con la Cooperativa Pescatori di Portonovo e con la Condotta Slow Food di Ancona e del Conero, ha avviato il progetto di ricerca “Monitoraggio del mitilo del Conero” (Momico) proprio per valutare la situazione e i rischi legati a questa varietà.
«Gli obiettivi principali del progetto», spiegano i referenti del Dipartimento universitario – sono stati lo studio delle fluttuazioni climatiche, delle caratteristiche idrodinamiche, fisico-chimiche e trofiche delle acque costiere marchigiane negli ultimi dieci anni e il monitoraggio dello stato di salute dei moscioli di Portonovo, mediante analisi di descrittori biologici ed ecologici che includono la densità dello stock, la composizione biochimica, la variabilità genetica e il livello di esposizione a contaminanti”.
Il progetto, la cui prima fase si è conclusa a inizio 2013, ha portato all’attenzione degli operatori del settore le peculiarità ecologiche del mosciolo di Portonovo, un unicum biologico che connota la Riviera del Conero come un’area ad elevata vocazione turistica e contemporaneamente di elevatissimo pregio naturalistico. I controlli sanitari hanno inoltre rilevato un costante miglioramento sia dal punto di vista batteriologico, che tossicologico.
“È emerso con chiarezza – spiega Frezzotti – che i moscioli sono un fondamentale elemento di pregio per il territorio. I risultati del progetto hanno permesso di individuare alcune caratteristiche climatiche dell’area la cui variabilità, plausibilmente legata ai cambiamenti globali come il riscaldamento delle acque superficiali, possono giocare un ruolo chiave nelle dinamiche di fluttuazione del pescato. In particolare, l’indagine storica condotta sullo stato trofico delle acque ha evidenziato vari aspetti potenzialmente critici per la specie: tra questo il progressivo impoverimento delle acque, la comparsa e frequenza di mucillagini, la possibile esplosione di specie microalgali potenzialmente tossiche, la diffusione di specie batteriche potenzialmente dannose per l’uomo, ma anche la presenza di altre attività umane (come la pesca a strascico e di dragaggio idraulico da parte delle vongolare), in grado di alterare significativamente la composizione delle particelle in sospensione, cibo per i mitili”.
Anche il ricambio generazionale, che assicuri la continuazione della tradizione di pesca in modo sostenibile, è un ulteriore fattore di rischio. Pur se alcuni giovani si sono avvicinati al mondo della pesca del mosciolo, l’impossibilità di aumentare il numero di barche e l’esigenza di migliorare il lavoro e la sede della Cooperativa per rispondere alle esigenze di una più moderna commercializzazione si sono rivelati ostacoli difficili da superare.
“A dire il vero, la Cooperativa ha presentato un progetto – conclude Frezzotti – ma la sua attuazione è vincolata all’annosa vicenda dell’approvazione del Piano Particolareggiato di Portonovo, vicenda che si trascina stancamente tra promesse non mantenute ed un rimpallo di responsabilità da parte degli enti interessati. La commercializzazione dei moscioli è rimasta negli anni limitata per lo più all’anconetano, nonostante la conoscenza che il Presidio ha comportato ed il successo riscosso nelle degustazioni svoltesi in varie parti d’Italia. La Cooperativa sta anche puntando sulla possibilità di avviare un’attività di pesca turismo che potrebbe dare maggior respiro all’attività. Tra le iniziative in corso, si distinguono le giornate in compagnia dei pescatori: oltre a condividere tutte le fasi della pesca e della preparazione del prodotto, viene offerta la possibilità di visitare la costa e i meravigliosi luoghi ad essa collegati, senza far mancare una tappa al ristorante per gustare i sapore di Portonovo. In ogni caso la nascita del Presidio ha rinsaldato il legame tra i pescatori e la popolazione, in particolare con le nuove generazioni. Il Presidio ha instaurato anche un buon rapporto con i pescatori amatoriali: l’unica condizione comune è mantenere il controllo dei quantitativi pescati e delle modalità di pesca, per far sì che non danneggi la riproduzione dei moscioli. L’ideale sarebbe la creazione di un’area marina protetta nel Conero: questa potrebbe svolgere un’azione importantissima per la salvaguardia della biodiversità nel mare, per proteggere e ripopolare specie marine altrimenti in grave difficoltà, favorendo la piccola pesca come avvenuto in molte altre aree marine protette oltre ad essere un importante fattore di sviluppo e promozione del territorio”.
In realtà, sembrano esserci spiragli di speranza per il progetto dell’area protetta. Grazie alla pressione esercitata dalle associazioni ambientaliste e dalla Condotta Slow Food di Ancona e del Conero, la Legge di Stabilità 2014 prevede un cospicuo finanziamento per l’istituzione di due nuove aree marine protette, la Costa del Monte Conero e la zona di Capo Testa e Punta Falcone.
Speriamo di avere presto buone notizie!